La specie umana come generazioni di foglie. Il tema fu introdotto da Omero (Iliade VI, 145-149, e anche XXI, 462-466), ripreso da Mimnermo e da Virgilio (Eneide, VI, 305-312), più tardi da Dante (Inferno, III, 112-117). Particolare fortuna sembra aver avuto nell’Ottocento, trattato da diversi poeti (Shelley nell’ultima strofe dell’Ode to the West Wind, Lamartine, Leopardi nella sua piccola Imitazione, il russo Tjutčev, Gerard Manley Hopkins), e ad inizio Novecento (Rilke, Trofa e Ungaretti).
Ognuno di questi poeti, nel corso del tempo, ha ripensato l’antico tema a suo modo, introducendo variazioni di tono, ovvero privilegiando, nella similitudine fra gli uomini e le foglie, la caducità o la brevità della loro vita, la loro dispersione, ma anche la rinascita e il rinnovamento.
Lunedì avete letto Mimnermo, nella versione di Quasimodo; mercoledì, i poeti dell’Ottocento, da Shelley a Hopkins. Oggi, ecco Rilke, Trofa e Ungaretti.
RAINER MARIA RILKE (1875-1926)
Autunno
Le foglie cadono da lontano, quasi
giardini remoti sfiorissero nei cieli;
con un gesto che nega cadono le foglie.
Ed ogni notte pesante la terra
cade dagli astri nella solitudine.
Tutti cadiamo. Cade questa mano,
e così ogni altra mano che tu vedi.
Ma tutte queste cose che cadono, Qualcuno
con dolcezza infinita le tiene nella mano.
Traduzione di Giacomo Cacciapaglia
da Poesie, Einaudi-Gallimard, 1994
LUIGI ANTONIO TROFA (1879-1936)
Steme comm’a la fronne sotte vierne:
ze reie e nen ze reie ’mbacce a la chiante.
Stiamo come la foglia sotto inverno: / si regge e non si regge sulla pianta.
(Fronte dell’Isonzo, agosto 1916)
GIUSEPPE UNGARETTI (1888-1970)
Soldati
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.
(Bosco di Courton, luglio 1918)
da Vita d’un uomo, Meridiani Mondadori, 1971
alla redazione, grazie per il continuo contributo alla settimana che così si sfoglia più riccamente.
RispondiEliminaPovero Rilke! Avrebbe meritato un miglior traduttore...
RispondiEliminaStando a quanto pubblicato, parrebbe quasi che Ungaretti abbia tradotto in lingua, prosciugandolo, il distico di Trofa. Impressionante la somiglianza delle due mini liriche, originate nello stesso teatro di guerra.
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