*
poi è accaduto qualcosa che non so capire
qualcosa in agguato da tempo
una crescita della ragione, una sproporzione
di fatti e di incertezze
ora non posso più ridurre il mio amore al tuo nome –
tu non sei più una pianta traboccante di gemme
ma uno smorto giardino
condannato all’abbandono.
Nel vento nuovo d’estate l’odore delle piante
si mischia con la polvere e il catrame
tre o quattro gabbiani stridono sopra i tetti con voce umana
come le berte che di notte a Linosa
ghiacciavano il sangue nel grido fossile di un neonato
la luna crepita il nero delle sue ferite
la sua luce balena da un cielo duro
e mi lava la faccia
vieni luna gentile, lava le pietre della mia memoria
attraversa con i tuoi raggi bianchi cuore e cervello
chiudimi dentro una suadente amnesia
Da Il ritorno all’isola, Nino Aragno Editore, 2010
Nessun commento:
Posta un commento