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Di me non so più che un perpetuo
star male, mancare, fermarmi
in ogni luogo, come capita, a ogni momento
per ridar fiato all’affanno, polso al corpo
svuotato: vento, animo, con qualche
goccia sulla lingua mi comunico
con la mente umana che ha immaginato
non redenzioni, ma soccorsi, veloci
salvezze, in strade o stanze, dove mi sfinisco
in un perpetuo star male, mancare, cedere
di colpo tutto: tormento circolare
che solo il sonno interrompe o qualche
goccia sulla lingua liquida
per un momento – non facendomi sapere
di me più che il lento annullamento
da Compassioni della mente, Passigli, 2011
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