venerdì 16 marzo 2012

Vittorio Bodini



CANZONE PER UNA SEDICENNE


Una bara di cioccolato e argento
navigava nel clandestino meriggio
delle tue gambe sedicenni così fragili
mentre celati nei fossi nelle verdi macerie
il rospo, la scarpa vecchia, il barattolo vuoto
aspettano le Pleiadi per gracidare.
Con l’oro debole dei datteri acerbi
la vergine che sa di avere i giorni contati
sfidava il volo dei falchi che planano senza preda
sulle cave di pietra o l'umido muso
degli aranci nell’orto,
ma le sue gambe rimanevano in una
infanzia di altalene e di draghi.


Non era un’arpa, era solo
un’altalena senza suono
con tutto il vuoto di te.


Quanti velieri possono uscire da un sorriso!
Quanti sogni da un paio d’occhi
che a un tratto chinati sui tuoi ne scacciano il cielo
non come il bimbo che si tira il berretto
di lana rossa sugli occhi
ma come l'annegato immobile sul fondo
che si vede passare sulla faccia
le aragoste solenni e senza peso.


Scopri i letti degli uomini, le bianche lenzuola
credile neve improvvisa
venuta giù da immaginari monti.
Ma nessuno, nessuno custodirà il tuo lungo passo credulo
di trampoliere con le ansiose conchiglie
del tuo cuore o il sospiro della canna
che si spezza nel vento. E i fili d’erba secca
che s’impigliarono sul dorso d’un pullover azzurro o ciclamino
diventeranno bianche sagome d’un tirassegno
che delicatamente si portano la mano al cuore ferito
per valutare il tiro.


Non era un’arpa, era una dolce caviglia
che vede per la prima volta il cielo.


Da Tutte le poesie, Besa, 2010

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