mercoledì 28 aprile 2021

Kenneth Rexroth

 MASSIMIANO, ELEGIA V

 

                                     per Mildred


Cielo perfettamente chiaro.

Immobile al chiaro di luna,

la foresta di sequoie scende

tremila piedi verso il mare,

a un fermo e spesso banco

di candida nebbia che si spinge

verso ponente, fino all’orizzonte.

Non un suono sale dal mare,

e la foresta stessa è senza suoni.

Qui, dalle finestre aperte,

guardando insieme la notte,

non capisco cosa sussurri,

cantando dolcemente sotto-

voce a te stessa, in francese.

Oh signora, sei sapiente,

nelle mani che mi toccano,

nelle labbra che cantano,

oscuramente, in segreto,

canzoni personali. Il tuo viso

sembra pallido e gelido

sotto la luna, i tuoi occhi

brillano, fissi e immensi.

Nell’illusione della luna sembri

spaventata. Alle tue spalle 

il bagliore del fuoco disegna 

spaventose forme rosse

e nere, vacillanti sulle pareti.

Un aereo vola basso, attraversa

il paesaggio e lo riempie di frastuono

come un’allucinazione.

Vivo o morto, il cuore teso

spreme sangue e memoria,

e intanto le ore scivolano

nel chiaro di luna. La nebbia 

risale la montagna, e lascia

solo una stella nel bosco

nebbioso, come un occhio

in una tomba. Senza preavviso

la tua voce si spezza, sul viso

ti scorrono lacrime, ti gira

la testa, ti appoggi a me.

Io non parlo, ma ti abbraccio

stretta. E tu dici: “Non piango 

per i nostri problemi,

ma per il caos generale

del mondo”. Sento che ti getti

via, abbandonata ad un

paracadute di rovina.

Un brivido violento

mi prende, come se

ogni donna uguale a te che sia mai

vissuta fosse passata sulla mia tomba.


Traduzione di Francesco Dalessandro

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