SONETTO XXXI
Al ritorno le luci della sera
e il tronco che corruga e le sterpaglie
si aspettano d'esistere da noi,
silenzio tra il latrare e l'ampia terra.
Lo confido a te il vuoto della vita,
il passato ed il futuro che esiste
già morto in figure perdute e inganni,
lo dico tra le foglie e la bellezza
di questo cielo sanguinoso e nudo
e che mi veglia tra le cose dette.
Continua a ritornare l'incessante
maturare della luce dal buio
o mai la trama sfatta del presente,
lo svelarsi del tutto in mezzo al niente.
da Ancora meno, puntoacapo, 2021
buon pomeriggio. Ho appena letto il Sonetto XXXI di Luigi Cannone e con sorpresa vedo che manacano le rime tra i vari versi. Magari sono a io non sapere che anche così è possibile comporli. In tal caso, è possibile avere qualche riferimento letterario?
RispondiEliminagrazie.