DUE POESIE
ESODO
Un ramo ch'è divelto è un segno d'appartenenza:
brano a brano, in altrui mano, il mio cuore
si disfa. Mio re, cercami. I tuoi nemici hanno
infinite schiere ed io sono
finito, fuori dal tuo recinto. Fa' che
non mi abbia né il primo giorno
né l'ultima notte: volevo un sassolino
bianco, essere da te segnato in viso. Tu solo puoi,
FIGURA
L'enigma a notte svelse la mondina: cose celate in acque basse, lente.
Figura ancora immota, tu sola puoi svelarti: attenderò,
finché la brezza mattiniera soffi sulle nature a me negate
e anche se l'attesa mi sfianchi, mi sfinisca.
Miracolo sarà, sotto la gonfia luna che infiorava
se uno stelo maturo, muffito,
per noi camminerà.
E non chiedo perché non è già ora,
non è tempo (l'accadimento svela la figura attesa, ogni cosa
ha un cantuccio, lieve schisi nel moto della sfera).
Spingi avanti la ruota, cruda e dolce è la furia dell'infante.
Via Lattea, n. 11, gennaio-giugno 1993
Negli
anni Novanta del secolo scorso si pubblicava, a Catania, una piccola rivista
letteraria, «Via Lattea», diretta da Benedetto Macaronio (direttore
responsabile era Claudio Fassari). La redazione era composta da Luigi Amendola,
Alberto Cappi, Salvatore Cataldo, Alessandra Giappi e Renato Pennisi.
Da
«Via Lattea» ripropongo alcuni testi significativi.
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