LE STANZE ESTIVE
Dice che è per l’incognita del luogo
lontano dal posto delle fragole,
o forse per l’incuria del mercato
(quello rionale, s’intende, non l’altro).
Chissà se esiste ancora una donna
che fa rammagliare le calze, che va
a proprio agio nella gonna a pieghe?
Esclusa ogni immagine materna
resta l’indovinello della sera:
“Lo sai dove si trova quella ch’era
sensibile alle essenze, alle spore?
Non il cardo mariano o l’elicriso
ma quella polvere che curavate
guardando fra le lamine di luce
nei pomeriggi dei promessi abbracci?
E dove vivono le stanze estive
in cui amanti coglievate l’ora?”.
Doveva intravedere il compimento
per sapersi a sua volta nel percorso
e non vale il valzer dei ricordi
sottratti al giogo della rimozione,
è tutto quanto il tempo concepisce
nel breve tratto della comprensione
così perfetto, quasi abbandonato:
i pianti dentro il cavo delle mani
e la nenia con cui i venditori
curavano le stecche degli ombrelli
il filo delle lame dei coltelli.
da Tempo, soltanto tempo, Il Labirinto 2023
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