mercoledì 24 gennaio 2024

Vincenzo Di Maro

 VILLON

 

Non reco a questo mondo nessun bene

né bene alcuno mi verrà sottratto.

Saldo con la calura le mie pene

d'inverno, le baratto col nulla.

E poi le stragi, la peste, il tradimento

di autorità e di padri, gli impiccati

che adusti il vento culla, il tristo patto

con ladri di ogni risma. E la fame,

la pica che mi sconcia

più del rimorso. Perché sono

innocente: nel mio occhio

diresti un'attitudine celeste,

nei miei peccati l'agguato prende corso

dell'assoluto. O giovinezza

torbida e disfatta, io sono qui

per compiermi nel guado

che esala da quest'ora e umilia i resti

del mio sguardo nerissimo, dell'ala

marcita nel segreto della terra.


(inedita)

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