lunedì 16 settembre 2024

Francesco Varano

 da IL GABBIANO INATTUALE


CAP. II


I

La torre risplende senza il suo angelo.

Nessuna bambina che sale lo trova. Qui

il mondo è sempre in attesa.


II

La divinità della torre ricrea sopra i suoi specchi

il paesaggio sottostante e con i mezzi del suo respiro

trasforma qualsiasi evento.


III


L'uomo che oggi è caduto era invecchiato,

si è accasciato come per dire "la mia vita

sta per terminare" (tra le ginocchia di una donna

e la mano che lo sosteneva sotto il calore del suo corpo).

..................................................

Ma la divinità della torre continua la sua passeggiata solitaria.


IV


C'è qualcuno che dopo le manifestazioni

ha fatto male anche ai morti

e trasportati sulla parte alta

della torre hanno preso il sole

in compagnia di manichini.

Qui ci sono bambini che vengono allevati

per essere puniti poi con la notte.

In parte avvelenati nella città sottostante

non avranno la libertà

né più potranno essere amati

perdendo per l'ultima volta la possibilità della cura.


da Il gabbiano inattuale, Il filorosso editore, 2023


 

venerdì 13 settembre 2024

Francesco Varano

 IL GABBIANO INATTUALE

Cap. I, VI


Senza seguaci giungeva il gabbiano sulla terrazza.

Ma ospiti stavano col gomito appoggiati

attaccati, nel pomeriggio, a quel senso di perfetta insipienza

tra sonno e veglia, perciò non solidali,

appena soldati di qualcuno.

"Sta per compiersi

la distruzione totale della casa".


IX


Nei vagoni ferroviari ricompaiono

le spose. Sono passate anche loro

inquiete, da una città all'altra.

Nelle carrozze nuziali sono presenti

gli animali domestici

alcuni oggetti della loro futura vita.


Qualcuno chiude le finestre

e cuoce il pane per la sua distribuzione

alle spose in arrivo.

Non conoscono molti cibi

impossibilitate come sono,

ognuna desidera la sua nuova cena.


da Il gabbiano inattuale, IL filo rosso editore, 2023


mercoledì 11 settembre 2024

Alessandro Ricci

 PER UN GRAVE ERRORE STRATEGICO

 

Il tribuno dei militi, così

per dimostrare alle povere

anime della legione accerchiata

che pure lui non credeva

nello scampo, decise di nuocersi

nel modo doloroso che s’aspettavano

tutti.

        Scartata la morte socratica,

regalò il veleno alla sua etèra,

in cambio di una notte da solo.

 

Il paesaggio lunare ignoto

e ripugnante – urla

e tamburi geti là

nella selva di ghiaccio –

non parve adatto a un canto

d’addio, né ricco ogni grande

epilogo di tragedia

che ricordava.

 

Il tribuno dei militi

non amava alcuna (moglie

o altra nell’urbe) al di là

dei confini della pelle, come

– sbiadita memoria – gli era

una volta accaduto, né

sé medesimo, forse proprio

per questo.

 

Udì fra le tende fuori

i lamenti delle reclute

e i silenzi dei veterani:

si preparava la mano d’ogni schiavo

al colpo destro

alla gola, la carne delle puttane

al penultimo atto.

 

«Se il sapere ci diminuisse

come una sottrazione, che altro

dovrei conoscere se non le vele,

i voli d’una flottiglia omerica

in vista di Libia o Egitto,

io soldato di continente,

d’oscuri e gelidi fiumi?

Io a ridurmi con bizzarrie

africane, ad ammazzarmi

ci pensino loro,

i miei selvaggi avversari».

 

E così, fattasi aprire

la porta del campo da una guardia

ubriaca e tremante, pensando

ad aironi rosati su grandi

e cocenti acquitrini, a dune

amorose e cedevoli,

uscì,

nel buio più inferocito

dei timpani

incontro al nemico...


da Tutte le poesie, Europa Edizioni, 2019


lunedì 9 settembre 2024

Franco Fortini

 LIMES 

                                            da Horia Goga


Tornava attraverso la sera

stringendo ai cuoi la mantella

Decio Costanzo, Legio Fulminata.

Voci venivano dai fumi.


Guardò il giovane che ora mangiava

inquieto fra i soldati.

Inutile ora parlargli, domani

verso occidente l'avrebbe mandato.

A Roma, d'uomini c'era bisogno

per murare altre mura. I tempi erano incerti.


Quando fu notte alta uscì dal campo

senz'armi. Provò il ghiaccio.

Molto lontani dall'altra riva canti

credeva udire. "Per uno

che viene, un altro vada",

pensava disertando.


Nell'alba lo cercarono i soldati.

Con tuono il disgelo spezzava il Danubio.

Roma era ancora nel sonno d'aprile.

Il giovane scita si svegliava felice.


da Tutte le poesie, Oscar Mondadori, 2014



venerdì 6 settembre 2024

Vincenzo Di Maro

CI TRASCURA IL VOLERE DEGLI INFERI



Ci trascura il volere degli inferni:

così ecco la celletta che lavoro,

ape ignara del tempo.

Decidessi di vivere quegli anni

ignorerei il deserto ereditato

il falso dei pronostici, la cura.

Virano le notizie in fantasticherie

del sapere e del bene. Potreste visitarmi

già ospiti del sonno. Oppure in forma

di altissima distanza: parziali,

irraggiungibili. Nei pigri pomeriggi

ho accettato il colloquio. Avevo scelta?

Troppo presto perfetto

congegno di ogni frode


(inedita)

mercoledì 4 settembre 2024

Paola Zampini

NATO PER UN VITA BREVE

 

Nato per una vita breve di particolare splendore

la testa nel cielo i piedi nei pattini

il suo nome si è formato come appartenente

a una stirpe eroica, rapito dalla sua bellezza.

Chi procede a senso inverso non vede

non ha strumenti per pesare le anime

solo vuole andare e diversamente chiamata

la sua bellezza entra tra i mortali.

Sotto un margine

come visto e predetto figurava un epiteto,

per affinità chi sceglie e l’iniziato,

due fratelli nel vino.

L’adolescenza passa ogni frammento diventa storia

che s’illumina senza lasciare traccia.

 

da Pesare affondare, Marco Saya Edizioni


lunedì 2 settembre 2024

Francesco Dalessandro

 LA BELLEZZA 


                                                     A noi ti vieta

                                                           il vero appena è giunto...

                                                            Giacomo Leopardi, Ad Angelo Mai


                                                            Fa paura che la bellezza non solo sia terribile

                                                            ma sia anche un mistero.

                                                            Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov

                                            

                  

                                                                   

Terribile sa essere se appena

la ignori la bellezza

 

però se la cerchi si nega

se la chiami non risponde

brucia gli occhi ma si cela –

 

«ed ora chi viene 

a cercarti oh terribile bellezza

se inganni la tua stessa

verità?»