lunedì 30 settembre 2024

Beppe Salvia

 NINFALE

 

la mia cultura è poca e la mente fioca,

non ho conosciuto regole e leggi e nessuno

dell’ordine dell’universo m’ha insegnato

ad amare la sua natura grande

e umile. Ho offeso con la mia stupidità

la legge della vita, l’infinita innocenza

della sua crudeltà. Adesso ho un cuore

nobile ma la mia carne è pietra.                                   

 

e imparo da solo con stenti l’errore

d’essere solo. E padre e madre vorrei

essere di questa solitudine.

non l’abitudine filiale, ma il segreto esempio

la natura dolce delle parole vere

io voglio dedicare a questo corpo magro,

attraversato dal tremendo folgore

del coltello e dell’innaturale pietà

della preghiera. E spezza da sé e su

se stesso l’acqua rigida del suo vero.

 

Conosco adesso il tempo certo

degli abissi e la parola povera

della vita, e l’esclusione e l’essere

e il pentimento e la colpa. e tutto                       

dura nel mio corpo eterno, e io

non posso amare senza amore

non posso soffrire senza dolore.

Ceneri del nostro tempo gli evidenti

abissi del dubbio e l’assoluto.

 

La mia paura è grande ma ho il coraggio

di esistere. Soltanto in me è l’errore

del giorno e della notte. Il tramonto è leggero

come una carezza. e il giorno nella notte                            

si trasforma. Di questo genere del mondo

che è l’esser vero l’inconsapevolezza

giovanile fa nascere qualcosa che

soltanto l’amore della ragione conduce

ad esser vero. Anche di questo eterno

errore sono prodighi gli attimi

fuggitivi, le origini e la fine.


da Cuore, Rotundo, 1987



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