mercoledì 25 settembre 2024

Alessandro Ricci

 IN RISPOSTA A UN SILENZIO DI BERRYMAN


A quale ponte, a quale

punto completo d’ogni

memoria di infuocati

tramonti e chiome, ancora

udita la provocazione

di chi temeva solo per sé,

insinuante invece sull’inviolabile,

eppure offeso

inutilissimo corpo

tuo – bava l’incanto: figure

tutte diafane di rimembranze

insieme nell’istante prima

dell’Icaro ribaltato –; dove

come e perché decidesti

l’atto ritenuto vile, ovvero

uguale nel giro immortale

delle bellezze inani, invariate

nella furia del disprezzo e dell’amore

totali; da quale parte, da quale

filo fu sconnesso il giudizio e agìto

l’atto, forse ammaliato dallo sconfitto,

atteso minuto del non più dire,

del non più fare, perché già commessi

e battuti – porche jonie isole

incantatrici, già viste o sognate

le mille volte, Venezia in fine

per la resa incondizionata –, non

ignorando la diversità delle specie,

il consiglio degli amici savi,

dei compari irrilevanti

e cocciuti; perché infinite

gardenie avvistate nell’infanzia

sul fiume di cui questa

è la foce ora giustificano,

se non glorificano l’ultima

assurdità, e inoltre i gridi

dei gabbiani attoniti, dei cani

fulvi abbandonati giovanissimi

dal padrone?


da Tulle le poesie, Europa Edizioni, 2019

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