venerdì 20 settembre 2024

Henry Vaughan

 PER AMORET CHE SE NE VA


Con la mia fantasia, Amoret, ieri sera,

passeggiavo, parlando di te;

il sole a Occidente era stato rapito

e anche l’ultimo rossore ne svaniva.

Ci siamo seduti osservando come tutto

ne piangesse l’assenza e la fonte

che prima sorrideva avvolta nei suoi raggi,

ora ne bloccasse il corso,

come i vortici giocosi del suo volto

scorressero quieti e eleganti

e nella lenta, triste corrente,

sussurrassero alle rive il dispiacere.

I fiori che, con le corolle profumate

schiuse ai raggi, col volto luminoso

ne avevano accolto l’abbraccio, ora vòlti

al tramonto, come amici abbandonati,

si nutrivano del debole riflesso.

Se anche creature prive di sentimento,

che sentono solo l’incerto legame

degli influssi (e se il tempo e il destino

ne allontanano ogni giorno le cose

che ne alimentano l’amore),

a una tale distanza possono accordarsi,

perché, Amoret, perché noi non dovremmo?


Traduzione di Francesco Dalessandro

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