mercoledì 2 novembre 2011

David Pujante


CALLIMACO

Torna il vecchio poeta a fuggire ogni notte;
dopo aver letto qualcuno dei libri che gli mandano
giovanotti che immagina
belli oltre che intelligenti:
qualcuno sarà forse un buon poeta,
col tempo.
Perché anche la poesia a volte è solamente volontà.

La notte gli fa tanto bene!
Non si guarda agli specchi, non incontra gli amici:
rovinati, piagati, lamentosi.
Si nasconde in un angolo di qualche bar d’incontri
e di marchette; al prezzo che il mercato ogni notte
propone, sceglie tra bigiotteria
scadente che soltanto il desiderio
gli fa rassomigliare alla divina folla che allegrava
le notti di Corinto, di Londra, di Firenze,
di Lisbona o Berlino, quand’era anche lui giovane,
e a tutte le altre vite di cui lesse sui libri.

Non ha ancora incontrato, oggi, uno che gli piaccia
e gli offra i suoi favori per qualche biglietto.
Si apposta nella zona che è più buia
e ordina una birra.
Di fronte ha un marocchino. Pelle savia,
mani grandi, camicia semi aperta. Sul petto
non ha neanche un peletto. Gli piace. Ma lo scarta.
Ragazzo controverso: è sempre in mezzo
agli affari di droga e alle risse.
Dice che con le mani generose
ha avuto anche occasioni con la morte.

Getta il vecchio poeta un’altra occhiata
nel locale. Nessun altro gli piace.
E il moretto comincia ad insinuarsi
e a catturarne gli occhi, notando il suo interesse.
Silenzio e dubbio in un secondo scavano
un abisso tra loro.
Il vecchio allora chiama il cameriere
e gli ordina qualcosa.
                                            Innanzi al giovane,
schiumosa, fresca e decisiva appare un’altra birra.
Il ragazzo alza occhi neri come il silenzio,
freddi come il destino; e brinda con le mani
generose, nell’aria rarefatta, a oscure nozze.

Uscendo dalla porta,
si leva un mormorio
fra chi abita il pericolo e la notte;
dal braccio del ragazzo, già per strada,
per un attimo pensa il poeta anziano
al suo ultimo libro, appena uscito
con onori di critica e di premi importanti.
Non teme niente; non ha alcun timore.
Anzi, ha fiducia.
                                   La morte non esiste.

Traduzione di Francesco Dalessandro

Da La isla, Pre-Textos (S.G.E.), 2002



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