IL NOME FERITO
Sarà questo forse
l’inferno: mantenere
una mente mondana e fatti
d’aria
e fuoco vagare per il mondo
invisibili,
con il carico fiammeggiante
dei desideri
traditi e irrealizzati e
contemplando
la propria opera incompiuta,
abbandonata
diabolicamente a metà
rimpiangere
la mancata divinità del
compimento;
e in un vento che affascina
e sferza
consumarsi di inutile ardore
per ciò che al mondo si è
amato senza
perfezione e annientamento:
sospirare
le azioni, le
irraggiungibili figlie
del cielo, o le parole che
restarono
un sotterrato tesoro. E così
bruciare
senza lacrime
per il nome ferito che si
lascia,
e poiché nessun fiato di
verità
e pena alla vita svilita
sopravvive,
con cuore umano disperare in
eterno.
ANTIFONA
Oh cuore umano: tu solo fai
del tuo inferno
la tua consolazione. Sono
aria
che rianima quei macchinosi,
risibili
venti infernali, soffi,
folate d’un respiro
che dirada i sospiri
arieggia il covo
soffocante dove oppresso
vivi dal peso
dei progetti mancati delle
opere
lasciate a metà, da polvere
e oblio mutati
ormai in parodia di se
stessi;
e il fuoco futuro inganna il
raggio
infuocato del rimorso in
questo
lento languire che arde,
l’occhio rivolto
al cielo basso dei sogni dei
pensieri
dissipati, vani vapori,
nuvole
pigre ondanti sotto un sole
diafano, bianco,
un fantasma
di sole, questa luce
dell’accidia:
poiché l’obliqua finzione
illude e attesta
la verità di una pena che è
eterna, ora
e qui, nel presente, e senza
redenzione.
da
L’opera
della vita,
Edizioni della Cometa, 1986
le poesie di Palmery, le altre, queste e con queste il ritratto di Tasso, sono bellissime, indimenticabili e compiute!
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