lunedì 28 novembre 2011

Gerard Manley Hopkins


L’ECO DI PIOMBO


Come serbare – c’è un modo, o proprio nessuno, in nessun posto noto, nodo o spilla, 
         nastro o stringa, laccio o gancio, chiave o chiavistello per serbare
la bellezza, preservarla bellezza, la bellezza, la bellezza… dal rapido svanire?
Oh, non c’è modo di lisciare le rughe, quelle profonde rughe in riga?
di scacciare con un gesto quei luttuosi messaggeri, silenziosi messaggeri, quei tristi 
         furtivi messaggeri di canizie? –
No, non c’è nessun modo, nessuno, no, non ce n’è uno,
né ancora per molto, come ora, potranno dirti bella,
per quanto tu faccia, per quanto, sì, per quanto potrai fare,
e è saggio ben presto disperare:
perciò inizia; perché no, non c’è niente da fare
per tenere a bada
l’età coi malanni dell’età, la canizie dei capelli,
pieghe e rughe, il mancare e il morire, della morte le cose peggiori, sudari tombe e vermi, 
          cedendo alla corruzione;
perciò inizia, su inizia a disperare.
Non c’è modo, non c’è, no, non ce n’è uno,
perciò inizia a disperarti, disperati, dispera
dispera dispera dispera.

(1882)


Traduzione di Francesco Dalessandro


da The Poems of Gerard Manley Hopkins, Oxford University Press, 1970






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