mercoledì 18 gennaio 2023

Lêdo Ivo

 LA MORTE DI ELPENORE

 

I bordelli di Maceió illuminano la mia adolescenza.

Considero uno dei più grandi privilegi della mia vita essere stato ammesso in essi nella mia giovinezza. Li frequentavo di sera, e arrivavo quasi sempre nell’istante in cui le puttane, appena uscite dal bagno, si sporgevano castamente dalle verande davanti al mare e osservavano le navi. Al profumo di ciclamino dei loro corpi abbronzati si mischiava l’odore inebriante della salsedine.

In uno di quei postriboli, situati al piano superiore di vecchie case a schiera che ancora accoglievano depositi di zucchero e botteghe dagli interni oscuri, capitò la morte di un marinaio, un certo Elpenore.

Contrariamente a quel che dice Omero, Elpenore non cadde dal tetto del palazzo di Circe. Completamente ubriaco, rotolò dalla scala del bordello di Meceió e si ruppe il collo. La sua anima scese all’Ade.

Questo deplorevole incidente mi privò, quella sera, del piacere abituale di respirare, accanto alle puttane della mia città, il profumo di ciclamino che si mischiava, come un dolce e lungo coito governato dall’afa, a tutti i profumi dell’Oceano.


Traduzione di Francesco Dalessandro

da Mar Oceano, Editora Record, 1987


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