venerdì 10 novembre 2023

Knut Hamsun

 Ci sono libri nei quali ci si perde, nei quali si entra per perdersi, perché non si vuole più uscirne. Sono quelli che indagano l’anima o il mistero di sé. 

Di ognuno di questi libri offro solo l’incipit, ovvero il primo, o i primi paragrafi; di qualcuno, l’ultimo o gli ultimi, ovvero l’explicit. Spero, per voi che leggerete, che servano d’invito a perdervi in essi.

Posso citarne molti (ovvero, posso citare alcuni di quelli nei quali mi sono perso io, perché forse ognuno ha i suoi), a cominciare dal più enigmatico di tutti, il Pedro Páramo di Juan Rulfo. Oggi è il giorno di 


FAME

A quel tempo ero affamato e andavo in giro per Christiania, quella strana città che nessuno lascia senza portarne i segni…

    Ero coricato, sveglio, nella mia soffitta: sotto di me una pendola sonava le sei. Era già piuttosto chiaro. Sulle scale si sentiva una certa animazione. In basso, accanto alla porta, dove la parete era tappezzata con vecchi numeri del «Morgenbladet», distinguevo benissimo un avviso del direttore dei Fari. Un po’ più a sinistra il fornaio Fabian Olsen elogiava a lettere cubitali il suo pane fresco.

    Appena aperti gli occhi mi ero messo a riflettere: ci sarà oggi qualche cosa che mi possa dar gioia?

 

Traduzione di Ervino Pocar

Da Fame, Adelphi, 1974


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