Ci sono libri nei quali ci si perde, nei quali si entra per perdersi, perché non si vuole più uscirne. Sono quelli che indagano l’anima o il mistero di sé.
Di ognuno di questi libri offro solo l’incipit, ovvero il primo, o i primi paragrafi; di qualcuno, l’ultimo o gli ultimi, ovvero l’explicit. Spero, per voi che leggerete, che servano d’invito a perdervi in essi.
FAME
A
quel tempo ero affamato e andavo in giro per Christiania, quella strana città
che nessuno lascia senza portarne i segni…
Ero coricato, sveglio, nella mia soffitta:
sotto di me una pendola sonava le sei. Era già piuttosto chiaro. Sulle scale si
sentiva una certa animazione. In basso, accanto alla porta, dove la parete era
tappezzata con vecchi numeri del «Morgenbladet», distinguevo benissimo un
avviso del direttore dei Fari. Un po’ più a sinistra il fornaio Fabian Olsen
elogiava a lettere cubitali il suo pane fresco.
Appena aperti gli occhi mi ero messo a
riflettere: ci sarà oggi qualche cosa che mi possa dar gioia?
Traduzione
di Ervino Pocar
Da
Fame, Adelphi, 1974
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