Ci sono libri nei quali ci si perde, nei quali si entra per perdersi, perché non si vuole più uscirne. Sono quelli che indagano l’anima o il mistero di sé.
Di ognuno di questi libri offro solo l’incipit, ovvero il primo, o i primi paragrafi; di qualcuno, l’ultimo o gli ultimi, ovvero l’explicit. Spero, per voi che leggerete, che servano d’invito a perdervi in essi.
DIO
È NATO IN ESILIO
Chiudo
gli occhi per vivere. Per uccidere, anche. In questo sono il più forte: lui
chiude gli occhi soltanto per dormire e nemmeno il sonno gli dà conforto. Le
sue tenebre pullulano di morti, di crudeltà che lo ossessionano. Io so che a
lui non piace il riposo, come non piace a tutti i grandi della terra. Il riposo
lo lascia solo con la sua coscienza e i suoi rimorsi, col rimpianto di avere
agito sempre da potente, da uomo terrorizzato dal proprio potere. Una volta,
cinque anni or sono, lo incontrai al tempio, di mattina, appena sveglio. Aveva gli
occhi rossi, gonfi di stanchezza e non aveva il coraggio di guardarci, per
paura che si potessero decifrare nel suo sguardo il nome o i tratti di coloro
che lo avevano tormentato durante la notte. È adorato come un dio, ma nessuno
lo ama. Infatti, è l’autore della Pace universale e ha creato il più grande
impero di tutti i tempi, ma è anche l’autore della Paura, la paura degli altri
e la sua.
Traduzione
di Marino Monaco
Da
Dio è nato in esilio, Castelvecchi, 2015
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