venerdì 3 novembre 2023

Lars Gustafsson

 Ci sono libri nei quali ci si perde, nei quali si entra per perdersi, perché non si vuole più uscirne. Sono quelli che indagano l’anima o il mistero di sé. 

Di ognuno di questi libri offro solo l’incipit, ovvero il primo, o i primi paragrafi; di qualcuno, l’ultimo o gli ultimi, ovvero l’explicit. Spero, per voi che leggerete, che servano d’invito a perdervi in essi.

Posso citarne molti (ovvero, posso citare alcuni di quelli nei quali mi sono perso io, perché forse ognuno ha i suoi). Dopo quelli della settimana scorsa, eccone altri due dello stesso autore:


PREPARATIVI DI FUGA

Alle sette il crepuscolo cala di colpo, come un temporale. I lampioni si accendono e una violenta ventata rovescia un cartellone pubblicitario e fa sbattere la finestra.

    Il cavatappi d’ottone vola sul tavolo e graffia la preziosa superficie di mogano lucidato, le tubature gorgogliano, le tende svolazzano e una signora lascia la stanza.

   È livida di rabbia. Sbatte la porta e il colpo secco e violento contro gli stipiti rimbomba nella casa come un’esplosione.

    La donna dimentica i suoi guanti bianchi sul tavolo. Gettiamoli nella stufa di maiolica che rumoreggia per colpa del vento e del fuoco; bruciamoli! Gli sportelli dal caldo colore d’ottone strepitano per l’impetuoso tiraggio e i guanti carbonizzati veleggiano come grandi fiocchi di neve neri su per la canna fumaria.

Traduzione di Carmen Giorgetti Cima

Da Preparativi di fuga, Iperborea, 1991


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