Ci sono libri nei quali ci si perde, nei quali si entra per perdersi, perché non si vuole più uscirne. Sono quelli che indagano l’anima o il mistero di sé.
Di ognuno di questi libri offro solo l’incipit, ovvero il primo, o i primi paragrafi; di qualcuno, l’ultimo o gli ultimi, ovvero l’explicit. Spero, per voi che leggerete, che servano d’invito a perdervi in essi.
Alle
sette il crepuscolo cala di colpo, come un temporale. I lampioni si accendono e
una violenta ventata rovescia un cartellone pubblicitario e fa sbattere la
finestra.
Il cavatappi d’ottone vola sul tavolo e
graffia la preziosa superficie di mogano lucidato, le tubature gorgogliano, le
tende svolazzano e una signora lascia la stanza.
È livida di rabbia. Sbatte la porta e il
colpo secco e violento contro gli stipiti rimbomba nella casa come
un’esplosione.
La donna dimentica i suoi guanti bianchi
sul tavolo. Gettiamoli nella stufa di maiolica che rumoreggia per colpa del
vento e del fuoco; bruciamoli! Gli sportelli dal caldo colore d’ottone
strepitano per l’impetuoso tiraggio e i guanti carbonizzati veleggiano come
grandi fiocchi di neve neri su per la canna fumaria.
Traduzione
di Carmen Giorgetti Cima
Da
Preparativi di fuga, Iperborea, 1991
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