mercoledì 21 dicembre 2011

Francesco Villalba


MATTINI PURI, DI GHIACCIO


Mattini puri, di ghiaccio
Io ero forte e con mille interessi
Stendevo una mano e il mio amico
Suonava antiche romanze.

Così lusingate nascevano
Le promesse dei miei pomeriggi

Talora per lei la cui voce
Evocatrice è lontana, l’amica
Che del suo riso donava
Le ore più chiare, sfrenata e dolce...
Era sacra la solitudine
Anche se diveniva
Attesa sempre più disperante,
Se fugavo per l’Ospite la polvere
I vapori della stanza

La tristezza serviva ai miei filtri.

E tutto non era che menzogna
Non era che errore?
Quell’età che si è fatta cantabile
È degna di condanna?

La sunzione dei veleni quotidiani
I vizi e il tormento della purezza
E i molti amici e la stanchezza
E il compiaciuto decadimento;
Ma c’era la forza, e i giorni erano vivi
Erano tutti alba
Con qualche pomeriggio malinconico
Che appassiva come una rosa

Mi frastorna il ricordo
E perdo la realtà – quasi un’angoscia.

Il ricordo è solo un’astrazione mentale.
È risveglio di antichi sensi
È tempo sospeso in altra luce
È una vita passata e non risolta
Che torna in un riflusso di linfa malata.

In memoria di altri inverni, inverno 1964


Notizia
Francesco Villalba (Roma 1940-1969) è autore di poesie e prose che apparvero in varie riviste attive negli anni ’60, quali «La Fiera Letteraria», «Letteratura», «Arte e Poesia». Solitario ma non isolato, non è azzardato affermare che i suoi versi intensi e nuovi abbiano esercitato una segreta o non riconosciuta influenza su alcuni poeti suoi coetanei o di lui più giovani.
Altre notizie su Villalba si possono leggere in «Pagine», XVII, 53, ottobre-dicembre 2007. Il numero contiene una rievocazione di Gianfranco Palmery, che gli fu amico, e la poesia Epigramma romano.


La poesia qui pubblicata è uscita su «La Fiera Letteraria», XLI, 23, giugno 1966.



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