Si
aprono usci ad annunzi piccoli
come
un dito, non so che sghemba
molestia
di me voleva porto
alle
pupille materne (quasi un
Aprile
d’allora) e senza premura
c’incontra
la domenica col giorno
suo,
povero e lento come un portico
abbagliato;
in alto campane,
le
scarpette di biacca e una piazzetta
sotto,
forte della chiacchiera senza
speranza.
Un minuto si ferma alto
grande
e non ha niente dentro, vola
con
un più d’eco un trasumanato
motorino
oltre le case che gonfiano
d’una
sempre vigilia nel petto
e
guardano chi va
con
la pigra attenzione di chi resta.
Da
Stanze della vita,
Rotundo, 1988
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