ESILIO
Dove volate,
rondini, nel sole
che si abbruna?
con l’ansia sulle piume
nella luce matura
dove andate?
quale assillo vi
chiama dalle rame
dei pini dalle
torri dei quartieri?
dove vi spinge a
quale avara gioia
lontana l’aria
fresca della sera
mentre salpa la
nave del mio esilio?
Spiegami, luna,
il cuore della notte
che mi sorprende
qui e mi confina
che disegna
visioni di deserti
o di tundre
dell’anima o paludi,
scendi
sull’irrequieto mare nero
dove mi sbarca
l’ira e dove mente
anche la verità
quando la sorte
viene da un dio
vendicativo e sordo
Sulle tue rive,
mare, anche lo sbarco
di coloro che
tornano è naufragio
e smemorante
sonno che tu irato
levighi o
sordamente avido abbracci
mentre chi sbarca
vivo si tormenta
per tutto quel
che s’è lasciato dietro
per chi si è
perso sciolto nel tuo sale
o stretto dai
tuoi ghiacci senza fine
Sei dura, terra,
e inospitale al cuore
di chi insonne
ora scrive tristi versi
e li invia come
rondini migranti
alla patria alla moglie
ai pochi amici
lontani e
indifferenti ai suoi lettori
futuri ora
impensabili su questo
morto mare di
ghiaccio destinato
d’imperio al suo
dolore e al silenzio
(inedita)
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